Bologna, 1 febbraio 2025 – Per noi è musica: il rumore degli zoccoli di un cavallo che batte la terra al passo facendola risuonare con la regolarità rassicurante dei battiti di un cuore amico.
O il trotto allegro e regolare come un metronomo che ci rassicura del suo ben essere: siamo abituati ad usare l’orecchio per ascoltare i nostri cavalli, e metterci in armonia con loro.
Ci ha voluto capire di più, in questa armonia apprentemente poco recondita, il team di ricercatori guidato dai Proff. Marco Gamba dell’Università di Torino e Andrea Ravignani della Sapienza Università di Roma, finanziato dal progetto ERC The Origins of Human Rhythm (TOHR).
La domanda che si sono posti è stata: “La sequenza degli zoccoli di un cavallo che colpiscono il terreno sembra intuitivamente ritmica, ma lo è davvero?”
La risposta è contenuta nei due studi pubblicati sul Journal of Anatomy e Annals of the New York Academy of Sciences, e ha messo in luce (anche al resto del mondo, n.d.a.) le somiglianze tra i ritmi della locomozione dei cavalli e quelli musicali.
Per il nostro orecchio, allenato e sintonizzato costantemente su di loro, è del tutto evidente che passo, trotto e galoppo abbiano un loro ritmo logico e perfettamente rriconoscibile.
Tanto che coglierne le ‘stonature’ è fondamentale per accorgersi di molti problemi del nostro cavallo: ogni irregolarità ha una causa, da andare a ricercare con attenzione.
La spiegazione dei ricercatori è più articolata, ovviamente, della nostra: “Il ritmo musicale in molte culture occidentali si basa su sequenze di intervalli temporali che seguono rapporti di numeri interi, ciascuno dei quali definisce una categoria ritmica. Una nota, per esempio, può durare quanto la precedente, oppure il doppio o il triplo. Negli ultimi anni, studi su diverse specie animali hanno già rivelato che simili rapporti si trovano nelle vocalizzazioni di altre specie, confermando il ruolo chiave di queste strutture temporali nella percezione del ritmo”.
Per la prima volta (nella scienza…) i ricercatori hanno dimostrato che anche l’andatura dei cavalli condivide queste stesse strutture temporali.
“Gli intervalli tra zoccoli successivi che colpiscono il terreno sono caratterizzati da categorie ritmiche. In particolare, il passo e il trotto dei cavalli sono isocroni poiché il terreno è colpito a intervalli regolari, come il ticchettio di un orologio; il galoppo, invece, presenta una sequenza di tre intervalli in cui il terzo dura il doppio degli altri due, vale a dire un pattern 1:1:2, richiamando il ritmo base del brano We Will Rock You dei Queen”.
O sono stati i Queen (e molti altri autori classici prima di loro, Lully e Strauss compresi) a rifarsi più o meno consapevolmente a suoni ritmati trascinanti e naturalmente coinvolgenti?
Non per voler fare i terrapiattisti della situazione, ma magari è stato Rossini che ha utilizzato consapevolmente il ritmo del galoppo per una scena che richiedeva l’intensità emotiva e l’atmosfera travolgente di una carica di cavalleria.
Difatti, come spiega bene Wikipedia: “Finale ouverture del Guglielmo Tell, marcia dei soldati svizzeri: …è in mi maggiore, ma è al contrario un galopp musicale annunciato da trombe e interpretato da tutta l’orchestra con ritmo puntato. Si allude all’atto finale, che racconta la battaglia vittoriosa dei soldati svizzeri durante la liberazione della loro patria dalla repressione austriaca. Il segmento ha una durata di circa tre minuti. Anche se non sono presenti cavalli o cariche di cavalleria nell’opera, questo segmento è spesso usato nei media popolari per indicare cavalli al galoppo, una corsa o un eroe a cavallo. Il Finale è citato da Johann Strauss padre nel suo Guglielmo Tell Galop (Op. 29b), pubblicato e ed eseguito pochi mesi dopo la prima parigina dell’originale[10], e da Dmitrij Dmitrievič Šostakovič nel primo movimento della sua Sinfonia n° 15[11].
Per tornare alla ricerca, il prof. Marco Gamba aggiunge: «Questi studi proseguono un filone di ricerca che vede unite le nostre Università al fine di indagare le caratteristiche ritmiche dei comportamenti di animali e umani, cercando di scovare similarità e differenze che sono ancora da interpretare per ciò che concerne il loro significato evolutivo»
Oltre alle categorie ritmiche, «un altro elemento fondamentale nella distinzione tra le andature dei cavalli è il tempo, ossia la velocità con cui si susseguono i battiti in un qualsiasi pattern ritmico, analogamente a quanto osserviamo tra diversi generi musicali» spiega Teresa Raimondi, postdoc di Sapienza Università di Roma.
«La scoperta di schemi ritmici comuni tra musica, comunicazione animale e locomozione rafforza l’idea che locomozione e controllo motorio possano aver giocato un ruolo cruciale nell’evoluzione del ritmo, sia nella comunicazione umana che in quella di altre specie», conclude Lia Laffi, dottoranda dell’Università di Torino in collaborazione con la Fondazione Zoom.
A noi rimane un po’ la mancanza di approfondimenti sulle andature e le loro caratteristiche, per così dire, meccaniche che causano tutte questi ritmi ed armonie così affascinanti anche per la scienza: andature basculate o saltate, bipedi diagonali e via dicendo…sarà che siamo troppo ‘ da scuderia, che ci volete fare.